sabato 18 maggio 2013

Io sono un imprevisto


Io sono un imprevisto
Giunto all’improvviso
Al posto sbagliato,
al momento sbagliato.
Sono quell’attimo lieto
Che tanto aspettasti
In fondo ai giorni tristi
E che ora arrivato,
ahimé, troppo tardi,
lasci svanire
con un sorriso amaro
un po’ a malincuore,
irrimediabilmente.
Sono quel raggio di sole
Dolce e incoraggiante
Che invano cercasti
Durante l’inverno
E che ora, in estate,
viene a molestarti
inopinatamente.

Io sono un caso,
una contingenza,
un accidente
inatteso e importuno.
Sono un momento
di trepidazione
che ti sorprende,
ti afferra alla schiena,
coglie alla sprovvista,
e ti turba o ti placa,
ti piace o ti inquieta,
per poi restituirti
all’apatica noia.
Sono un intoppo,
un evento inatteso,
un intralcio seccante
quanto inappropriato.
Sono l’incidente,
durante un percorso,
inevitabile ma inaspettato.

Io sono un imprevisto,
un guaio, un pasticcio,
un progetto fallito,
un complesso calcolo
ben eseguito che,
ciò malgrado,
si svela sbagliato.
Sono quell’impiccio,
quell’inconveniente
seccante e contorto
che ogni azione implica
e che tu non avevi
già considerato.
Sono un imbroglio,
un subdolo inganno
imprevedibile
ed insospettabile
persino per me
che mentre ti guardo
ti vinco e mi perdo.

venerdì 17 maggio 2013


come quando si indossa un vecchio vestito 
un tempo sfoggiato, elegante e bello, 
e adesso stretto, sporco e sgualcito,
pur sempre unico: soltanto quello.

venerdì 10 maggio 2013


<<[...] Per apprezzare debitamente questo posto, per vederlo nel suo splendore massimo conviene assistere al crepuscolo. Al crepuscolo, signori, il riverbero della nuvola di turno che il sole ostinatamente illumina si espande sui tetti, le terrazze, le cupole, i lucernari, le guglie delle antiche basiliche (dove furono incoronati i cesari)le vetrate delle gigantesche fabbriche, sui pulvinari, sulle cime delle querce le quali fecero ombra ai sonni di Clorinda. A questo punto fumi e remote voci si levano dalla profondità dei trivii e il cadente rombo dei macchinari (mentre la immobile luce della luna rende il cortile del carcere simile a un racconto delle fate) il cadente rombo forma un coro immenso ed armonioso, confondendosi con i sogni, con le speranze nostre. Oh,aspettate."
Ma non è vero, in tutta confidenza, quando la notte è scesa trovarsi solo nel mezzo di questi spaventosi casamenti non è raccomandabile. Quando si è fatto buio, nonostante la vivida luce dei lampioni, escono dalle porte coloro che non incontrare è meglio: personaggi lontani, cari amici con i quali si viveva dall'alba al tramonto ininterrottamente conoscendo l'uno dell'altro i minimi pensieri, o ragazzette minori dei vent'anni, quelle che arrivavano raggianti all'appuntamento della sera. Ma che hanno? Perché non salutano, non mi gettano le braccia al collo? E invece passano accanto con un impercettibile sorriso? Sono offesi? Di che cosa? Hanno dimenticato tutto? No. Semplicemente gli anni! Semplicemente non sono più gli stessi. Col tempo - quanto! - anch'essi, senza sospettarlo, si sono trasformati fin nelle più riposte viscere, nei reconditi lobi del cervello. Di allora non è rimasto che un simulacro, il nome, ecco, e il cognome. Mi passano accanto, silenziosi, come larve. " Ciao Antonio " io dico "Ciao Rita, ciao Guidobaldo, come state? " Non sentono, non voltano neanche la faccia, il ticchettio dei tacchi si allontana. "Un momento ancora, vi prego, amici, egregi signori, illustrissimi, eccellenze. Perché scappate subito? Non avete visto ancora niente. Fra poco si accenderanno i lumi e le strade assomiglieranno a certe pagine di romanzi di cui non ricordo il nome. Nel giardino dell'Ammiragliato, alle ore 21 tutte le sere un usignolo con diploma canta. Donne pallide e bellissime si appoggeranno con i gomiti alle balaustre del lungofiume e aspetteranno: probabilmente voi. Nella reggia secentesca, alla luce dei candelabri, in onore vostro il principe darà una festa, non udite i violini che cominciano? "
Ma non è vero. Nella immensa città che nessuno di voi conosce né mai conoscerà, nella città fatta dalla mia stessa vita (parchi palazzi addii gasometri ospedali primavere caserme portici Natali stazioni ferroviarie statue amori) Dio, come sono solo. I passi riecheggiano misteriosi da una casa all'altra dicendo: Che fai? Che vuoi? Non ti accorgi di come tutto è inutile?>>

Tratto dal racconto "La città personale", Dino Buzzati



giovedì 9 maggio 2013

"L'inquietudine di una bella giornata di maggio"

<<Strano come il rombo degli aerei da caccia un tempo, stonasse con il ritmo delle piante al sole sui balconi, e poi silenzio e poi lontano il tuono dei cannoni a freddo e dalle radio dei segnali in codice>> ("Il re del mondo"-Franco Battiato)

Una splendida giornata di maggio e di sole. Niente da dire. Un cielo azzurro e terso come solo d'estate o in primavera se ne possono ammirare. Non una nuvola, non una dannata scia chimica in cielo, nemmeno a cercarla. Un caldo non ancora troppo cocente, si direbbe quasi piacevole alla pelle. Una di quelle giornate che ti mette inspiegabilmente di buon umore, mentre magari sei in giro in auto, in moto o, meglio ancora, a piedi. Osservi la gente che a sua volta ti sembra di buon umore: donne e uomini in maniche corte e occhiali da sole, una volta tanto le espressioni corrucciate dei loro volti ti sembrano non essere dovute allo stress quotidiano ma semplicemente al caldo che, specie nelle ore meridiane, picchia fastidiosamente alla testa. I ragazzi vanno ed escono dalla scuola sorridenti, consapevoli che siano gli ultimi giorni prima delle tanto aspettate vacanze estive. Perfino la vista delle auto in coda sembra non arrecare alcuna nevrosi sia a chi sta in fila, sia a chi sta solo a guardare, poiché i finestrini sono abbassati, i gomiti fuori di essi, e le autoradio sono accese. Ognuno ascolta la propria colonna sonora e canticchia, battendo i polpastrelli a ritmo sul volante o sul cambio, svagando la mente sotto un cielo totalmente azzurro, sognando una spiaggia, il mare o, più semplicemente, un bel piatto di pasta o una bibita fresca. Il resto, le automobili in coda, il caldo e lo stress da lavoro, qualsiasi altro problema, non contano più nulla. Talvolta, il volume di certe autoradio è un po' troppo alto, proporzionatamente al livello di umore o entusiasmo (o forse più mancanza di educazione?) del conducente, ragion per cui perfino i cosiddetti pedoni o i cittadini affacciati ai balconi delle case, possono udire la musica, bella o brutta che sia, provenire dalle automobili in fila passare. Ma son cose a cui non si da alcun peso.Tutto questo si armonizza perfettamente con la stupenda giornata di sole, qualsiasi cosa si veda o si oda sembra migliore, come parte di un unico, solare e meraviglioso quadro; un unico eterno istante fatto di serenità, spensieratezza, un "qui ed ora" dove tutto ciò che di solito innervosirebbe è rimandato a chissà quando, forse a mai più. Almeno fino a quando dura questo strano stato di grazia fatto di azzurro, di sole e bellezza. All'ora di pranzo, dalle case, si può udire il suono di piatti e stoviglie nonché delle televisioni dei vicini di casa: talvolta è addirittura possibile ascoltare interi dialoghi della soap opera o del talk show in onda nel televisore dell'abitazione accanto o di fronte la propria. Ma, ripeto, è piena primavera, i sensi si amplificano, la mente si apre, si sente come la necessità di ampliare ulteriormente le proprie capacità sensoriali in armonica con la natura e l'universo, pertanto succede, ad esempio, di aumentare il volume di autoradio e tv. Oppure ci sono quelli che, in automobile, una volta riusciti a liberarsi dalla coda, aumentano a palla il volume della propria autoradio dopodiché schiacciano a tavoletta il pedale dell'acceleratore, magari dopo aver sgommato rumorosamente a dovere e lasciato un forte odore di fumo e gomma bruciata sollevarsi dall'asfalto cocente. Tutto ciò non da alcun fastidio a nessuno, anzi suscita quasi un sorriso complice a chiunque capiti di vedere, udire o sentire un fenomeno simile. Perché a maggio, tutti sono più solidali e comprensivi con gli altri. Tutto si perdona e si concede perché comunque fa caldo, c'è un cielo di un azzurro intenso e non si ha la minima voglia di fare delle polemiche né, tanto meno,  di stare a discutere o litigare per qualsivoglia motivo. Ciò che veramente si vorrebbe di più al mondo sarebbe che finalmente arrivasse l'estate, le ferie e le vacanze (almeno per chi, ovviamente, un lavoro ce l'ha), abbandonarsi seminudi e in massa sulla spiaggia più vicina e smettere, completamente, di pensare. Nel senso più assoluto. Ma finché l'estate non c'è bisognerà accontentarsi di questa stupenda giornata di maggio e di questo cielo azzurro puro, sopportando con un mesto sorriso le auto in coda e i volumi troppo alti di autoradio e televisori, cercando di rilassarsi più che si può, nell'attesa di smettere di compiere qualsiasi azione, perfino quella di rilassarsi o attendere di farlo.